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La serie raccoglie testimonianze documentali risalenti alla fine del XV secolo che sembrano più che altro preparatorie di estimi comunali o elenchi parziali. L'unico pezzo compiuto è l'etimo del 1720.
In epoca Veneta, l'estimo era uno strumento utilizzato da ogni comune per calcolare come ripartire al proprio interno tutte le tassazioni (gravezze) imposte dal governo. Ciò avveniva secondo un sistema a cascata: il governo centrale assegnava ad ogni territorio, ad esempio al Bergamasco, al Bresciano, al Veronese, quote percentuali , denominate carati. Ogni territorio, a sua volta, suddivideva per quote percentuali il proprio importo fra i propri Corpi. La Valle Camonica appartenente al Bresciano riceveva quindi dal tesoriere della città ad ogni rinnovo dell'estimo il proprio carato d'estimo e tale quota doveva essere ripartita tra le singole comunità. Per fare questo venivano eseguite periodicamente delle rilevazioni, chiamate Estimi generali, in cui per ogni comune erano indicati i dati utili a determinare il peso che questo aveva all'interno della comunità di Valle: si consideravano per questo le estensioni dei singoli territori, come venivano utilizzate le terre - le superfici coltivate, o domestico, i monti, i pascoli, gli incolti - ma anche le attività presenti, come mulini, fucine, segherie, folli, torchi da vino, osterie, fornerie, macellerie. Una volta eseguita la rilevazione su tutti i comuni appartenenti alla Valle, ed ottenuto un valore della ricchezza di ognuno, era possibile assegnare loro il relativo carato.
Infine, come ultimo passaggio, il comune eseguiva a sua volta un censimento, per stabilire il peso che ogni nucleo famigliare aveva rispetto alla ricchezza totale, con relativa nuova assegnazione del carato. L'uso del sistema per quote era dovuto al fatto che il totale delle gravezze non era costante, ma veniva deciso di anno in anno in base al fabbisogno statale, e così il coefficiente legato ad ogni contribuente serviva per calcolare di volta in volta il valore della tassa effettiva.