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L'attività di beneficenza dell'Ente comunale di assistenza non si discosta da quella Congregazione di carità. Secondo lo statuto l'ente doveva: curare gli interessi dei poveri assumendone la rappresentanza legale davanti all'autorità amministrativa e a quella giudiziaria, promuoveva i provvedimenti amministrativi e giudiziari di assistenza e di tutela degli orfani e dei minorenni abbandonati, dei ciechi e dei sordomuti poveri. Le rendite delle istituzione e dei lasciti elemosinieri privi di scopo predeterminato venivano erogate, per non meno di un terzo, a favore dell'Opera nazionale per la protezione della maternità e dell'infanzia e per il rimanente in una o più forme di beneficenza stabilite dall'art. 55 della legge 17 luglio 1890 n. 6972. L'assistenza si svolgeva attraverso la distribuzione di sussidi in denaro, generi alimentari, medicinali; oppure attraverso il pagamento di affitti, cure mediche, rette di ospizi o case di cura, trasporto di ammalati. Durante la guerra venivano anche erogati pasti attraverso l'utilizzo di cucine economiche. Dopo la guerra oltre alla distribuzione di denaro si assegnavano beni di prima necessità, vestiario, legna per il riscaldamento. Nei periodi di maggiore crisi si procedeva a più distribuzioni durante i periodi pre e post invernali. L'attività assistenziale dell'Ente comunale di assistenza è stata caratterizzata alla sua nascita dalla situazione politica esistente. L'obiettivo delle politica assistenziale fascista era, a detta degli ideatori, volta al superamento degli interventi caritatevoli di stampo liberale e cattolico e alla loro sostituzione con attività di assicurazione e di prevenzione (1). In effetti, soprattutto durante la crisi economica dovuta alla guerra, si perpetuarono quelle pratiche di assistenza che si volevano in realtà cambiare: in particolare l'assistenza verso i poveri e i disoccupati rispecchiava quella che la chiesa e le istituzioni private somministravano in tal senso nell'ottocento; si agiva cioè sugli effetti della miseria, ma non sulla causa. Attraverso la politica assistenziale il regime mirava a raggiungere il consenso politico e a prevenire rischi sociali. Con la soppressione degli Ente comunale di assistenza, attraverso il d. p. r. n. 616 del 1977, le funzioni e le attribuzioni di assistenza dell'ente vengono trasferite ai comuni. La documentazione è in discreto stato di conservazione.
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