Pergamene dell'archivio vecchio dell'amministrazione degli Orfanotrofi


Numero scheda: 1

Storia archivistica
Il Fondo raccoglie le pergamene (e sporadici pezzi cartacei) provenienti dagli archivi dei Conventi di S. Agostino, S. Francesco e S. Bartolomeo (già S. Stefano), colpiti dalle soppressioni napoleoniche (1798), ed i cui patrimoni furono in un primo tempo assegnati al Pio Luogo del Conventino, aggregato nel 1864 ad altre Opere Pie, a formare il Consiglio degli Orfanotrofi (dal 1969: Istituti Educativi di Bergamo). I documenti degli antichi enti soppressi andarono così a formare il cosiddetto Archivio Vecchio (depositato dal 1971 presso il locale Archivio di Stato (1), dal quale furono appunto scorporate le pergamene che, dotate di una nuova numerazione topografica (le segnature attuali) e descritte in un apposito Registro, furono depositate, pochi anni dopo, presso la Biblioteca Civica "A.Mai". Così si legge infatti nella nota, datata 14 settembre 1871, posta in apertura al Registro stesso: "Le pergamene di cui al presente elenco, per deliberazione consigliare 28 maggio 1870 n. 256, sono state consegnate al locale Municipio per la custodia nella patria biblioteca e come da dichiarazione di ricevuta 12 settembre corrente n. 5939 dello stesso Municipio in questo protocollo al n. 773. Questo elenco di pergamene fu formato dal signor Borsetti paleografo presso il Regio Archivio Notarile in seguito ad autorizzazione impartita con ordinanza 8 agosto 1855 n° 16212-2068".
Il Registro è ancora conservato presso la Biblioteca Civica (segn. mss. AB 171), ed una copia dattiloscritta è consultabile nella Sala Manoscritti (Inv.11); esso è stato per molto tempo l'unico strumento di accesso al Fondo, e rimane fonte indispensabile per conoscere il contenuto di alcuni pezzi ora perduti (2); nelle successive menzioni, sarà qui indicato come "Registro dell'Archivio Vecchio".
Per una parte limitata dei pezzi descritti la provenienza dai diversi archivi conventuali è testimoniata dalla presenza di coerenti sistemi di segnature, che in questa schedatura sono stati oggetto di sistematica rilevazione; due di essi, inoltre, trovano riscontro in inventari degli stessi archivi anteriori alla soppressione, giunti sino a noi e conservati presso l'Archivio di Stato. Così,
- all'archivio di S. Agostino risalgono le segnature formate dalla parola rotolo seguita da un numero romano, e talvolta anche da un numero arabo (come nel relativo Indice dei libri e scritture, del 1766, consultabile anche in copia xerostatica presso la Biblioteca Civica: segn. AB 443);
- all'archivio di S. Bartolomeo (S. Stefano fino al 1561) si riferiscono le segnature formate dalla parola filza seguita da un doppio ordine di numeri arabi (che trovano riscontro nel volume dei cosiddetti Annali, del 1728, contenente i regesti di molti documenti, ordinati cronologicamente; anche di questo è conservata una copia xerostatica presso la Biblioteca Civica , segn. AB 446/1-2);
- dall'archivio di S. Francesco, per il quale non abbiamo alcun antico strumento d'accesso, vengono documenti segnati con una numerazione semplice (preceduta da "N°") di mano settecentesca, o con una numerazione simile più antica (sec.XVII), preceduta da "n°" minuscolo (cassata quando il pezzo è stato rinumerato), talvolta classificati anche in base al nucleo patrimoniale a cui si riferivano (3); su molti pezzi è traccia anche di una sistematica opera di riordino compiuta già al principio del Cinquecento, quando sul tergo vennero annotati regesti in latino, ben riconoscibili per la scrittura assai caratterizzata, dal grande modulo e dal tratto elementare.
Accanto a questi pezzi di attribuzione certa, è facile constatare la presenza di molti altri piccoli corpi di documenti, omogenei per cronologia e persone interessate, apparentemente estranei agli archivi degli enti religiosi, ma molto probabilmente confluitivi, in epoche diverse, in forza di relazioni patrimoniali dei Conventi con le famiglie a cui appartenevano. E' il caso, ad esempio, dei docc. nn.761-772, riguardanti il prete Albertino de Bravis di Villa d'Adda; o dei docc. nn.1159-1167 e 1173-77 (ed altri più sparpagliati), atti duecenteschi di ambiente milanese, caratterizzati da una numerazione con cifre romane cerchiate, di mano tardo-gotica; o ancora i numerosi pezzi, sparsi per tutto il fondo, riguardanti la parentela de Dalmasonibus di Clanezzo, in particolare certo Bombeno detto Sigezius .

Soggetti conservatori:
Soggetti produttori:

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