6 Culto


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Il titolo "Culto" è contenuta in due buste divise in fascicoli annuali dal 1797 al 1814. Dal punto di vista contenutistico il carteggio riguarda quanto aveva attinenza con la vita religiosa e cultuale e le istituzioni ad essa preposte. Occorre ricordare a questo proposito la particolare situazione della chiesa gandinese, la quale era caratterizzata dall'epoca tardomedievale sino alla fine del regime napoleonico dalla presenza di due porzioni parrocchiali e quindi di due parroci aventi già dal XVIII secolo uguale dignità. Questa anomalia fu all'origine di numerose liti per questioni di prestigio dei parroci e per l'assegnazione dei rispettivi benefici. La nomina dei due parroci, tra l'altro, era di giuspatronato della popolazione, o meglio del convocato dei capifamiglia, anche se in occasione della nomina del parroco della seconda porzione nel 1803 il diritto venne esercitato dal consiglio comunale. Buona parte della documentazione presente nella serie riguarda appunto la nomina del parroco della seconda prepositura che, rimasta vacante per parecchio tempo, era sollecitata dalla popolazione nel timore di perdere il privilegio di avere il secondo parroco. Nonostante già con circolare del 7 maggio 1804 il ministro per il culto avesse abolito la duplicità dei parroci di una stessa chiesa parrocchiale, la fine dell'istituzione della seconda prepositura in Gandino è testimoniata solo nel carteggio del 1814, con l'elezione da parte dei capifamiglia del titolare del secondo beneficio parrocchiale con il titolo di coadiutore e non più di parroco. La pratica religiosa in Gandino era governata, dunque, in gran parte dai laici che oltre ad esercitare il diritto di giuspatronato sulla scelta dei parroci gestivano la Misericordia, la fabbriceria parrocchiale, numerose confraternite e opere pie. Come si legge in una lettera del podestà di Gandino datata 26 aprile 1808 e indirizzata agli amministratori della parrocchiale, a seguito di un decreto del 1807 fu stabilito che i beni e le rendite delle confraternite del Santissimo e delle chiese sussidiarie, come pure le oblazioni spontanee venissero amministrate esclusivamente dalle amministrazioni delle parrocchiali sotto la denominazione di fabbricerie. L'amministrazione comunale stessa esercitava potere di controllo e di intervento sulle strutture ecclesiastiche. Tutto ciò emerge dal carteggio stesso costituito in parte dalla corrispondenza fra l'amministrazione locale e le istituzioni centrali che inviavano istruzioni e comunicazioni in quest'ambito, tra cui il delegato del ministro per il culto oltre che il prefetto, il vice prefetto e il cancelliere censuario, e in parte dalla corrispondenza fra la stessa amministrazione e quelle dei diversi luoghi pii e fabbricerie. In particolare, a partire dal 1808, venivano trasmessi al podestà di Gandino dalle fabbricerie di Gandino e delle frazioni di Leffe, Peia, Cazzano e Barzizza i rispettivi conti consuntivi, come voluto dal decreto del 3 agosto 1803; il podestà a sua volta li inviava al vice prefetto, mentre la revisione finale era probabilmente di competenza del delegato del ministro per il culto. Si nota, poi, una notevole presenza in questa serie di corrispondenza fra il cancelliere censuario e le municipalità del distretto che avvalora la tesi di una commistione fra l'archivio municipale e quello del cancelliere stesso. Il resto del carteggio è costituito per lo più da note di contabilità e richieste di pagamento per celebrazioni di messe da parte di diversi religiosi.
(s.b.)


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