Incanti
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Gli statuti presenti in archivio non ci offrono alcuna indicazione per ricostruire le modalità del funzionamento degli appalti, ma abbiamo spesso, riportati nei registri che compongono questa serie, i capitoli che riguardano la maggior parte di essi.
Ulteriori disposizioni per gli incanti sono rinvenibili nei libri delle Provvisioni(1).
Gli incanti pubblici erano deliberati dal consiglio speciale, ogni fine anno, ed erano generalmente indetti dai consoli del comune "et a quel nome faciendo premesso per il suono delle campane e sonata la tromba iuxta il costume solito". Riguardavano sia i beni comunali immobili, i boschi, i mulini, gli uffici o dazi della pesa delle mercanzie, della farina, del fieno, del lino, l'ufficio della rivendita del sale al minuto, la custodia delle porte di entrata del comune, sia i diritti di pesca e di raccolta delle foglie dei gelsi, la carica di tesoriere del comune, della Misericordia, dei chiericati, di cariche temporanee (come l'officiatore e misuratore delle biade sul pubblico mercato, esattore del pubblico campatico già in periodo napoleonico) e incarichi "straordinari" o di lavori di manutenzione di strade, case, ecc. Mentre i primi si ritrovano costantemente nei registri che li riguardano e hanno quasi sempre scadenza annuale, i secondi appaiono sporadicamente oppure in periodi più recenti e la loro durata è variabile. In particolare, il dazio della macina "de pistori" appare soltanto dal 1685; l'incanto già citato dei diritti di pesca dal 1655 ed aveva durata novennale e in seguito annuale.
Lo stesso accade per l'incanto delle cariche della tesoreria comunale, di quella della Misericordia e di quella dei chiericati che hanno normalmente durata annuale ma che compaiono registrate solo dalle seconda metà del '600.
Queste erano le modalità degli incanti: venivano esposti "i rotolini nei luoghi soliti cioè le cedule per gli incanti" probabilmente contenenti la deliberazione e i capitoli dell'incanto in questione e forse anche la cifra di partenza; quindi giorno per giorno venivano presentate le offerte degli eventuali abboccatori. L'incanto era vinto dal miglior offerente. Nella maggior parte dei casi era fatto a "bacchetta viva", cioè al rialzo, mentre nei casi in cui veniva posta al pubblico incanto una carica o un incarico comunale con l'offerta del salario, era fatto a "bacchetta morta" cioè al ribasso. Nei registri veniva trascritta tutta l'operazione, compreso il nome del vincitore e la quota relativa.
I registri che ci rimangono coprono quasi interamente l'arco cronologico dal 1529 al 1806 e ci offrono quindi un quadro abbastanza completo con tutte le variazioni avvenute nel tempo.
Il primo registro è relativo agli anni 1529 - 1569 ed è redatto quasi interamente da Marco Antonio de Capris e da Francesco Agazzi, notai cancellieri del comune. Esso riporta l'anno in cui vengono effettuati gli incanti e all'inizio di ogni anno l'"incipit", i nomi dei consoli addetti e le voci relative ad ogni incanto; vengono annotati, come già accennato, giorno per giorno, i nomi di coloro che concorrono all'incanto con le cifre proposte e alla fine il nome di chi vince l'incanto con la quota relativa. Nella seconda parte di questo registro spesso non vengono più scritti gli "incipit" ma viene lasciato uno spazio vuoto. Infine ad ogni inizio dell'anno venivano annotati i capitoli relativi all'incanto che era fissato per primo.
Il secondo registro va dal 1577 al 1655 e mantiene le stesse forme redazionali del precedente. Appaiono qui incantati per la prima volta i diritti di pesca nei fossati e nelle fontane della comunità, con la regolamentazione ad essi relativa: la pesca poteva essere fatta con qualsiasi metodo, purchè non portasse alla distruzione del pesce, e inoltre non potevano venire alterati i corsi d'acqua n¦ tantomeno potevano venire prosciugati. Altro incanto che appare solo da questo registro è quello del diritto di cogliere le foglie dei gelsi che servivano per l'allevamento dei bachi da seta. L'incanto era triennale ma subì poi variazioni di durata; la raccolta delle foglie doveva avvenire nella prima quindicina di giugno ad essa seguiva obbligatoriamente la potatura dell'albero(2).
Il terzo registro copre gli anni 1655 - 1721 ed è il più particolare, pur con la stessa modalità di registrazione dei precedenti. Esso contiene infatti incanti dei beni comunali immobili livellati effettuati alla festa di S. Martino (cioè il boschetto della Gromaglia, il bosco della via Giosiffo, il boschetto della Fornace) con i capitoli con i quali sono stati deliberati. Questi beni erano solitamente divisi in lotti di quantità variabile e quindi messi all'incanto.
Il quarto registro va dal 1666 al 1712; anch'esso mantiene le stesse caratteristiche redazionali ma, dal punto di vista del contenuto, notiamo qualche variazione: in alcuni casi non sono più i consoli addetti agli incanti ma i sindaci, o deputati del comune. Appaiono qui per la prima volta incantate le tesorerie del comune, della Misericordia, e dei chiericati e il dazio della macina dei "pistori" che aveva generalmente scadenza annuale. Inoltre in questo registro appare per la prima volta il concetto di "sigurtà": ci sono infatti i nomi delle persone che offrivano la propria garanzia a coloro che vincevano l'incanto.
Il quinto ed ultimo registro copre gli anni 1781 - 1806. In esso risultano incaricati degli incanti non i consoli n¦ i sindaci, ma direttamente il consiglio di bina. Questo registro ha una forma diversa da quelli precedenti: non è più titolato, ma vengono via via descritti gli incanti senza essere fisicamente separati. Appaiano qui per la prima volta la "pesa grossa" e la "pesa minuta", le ore d'acqua della roggia Sale e alcuni incarichi temporanei già citati come quello dell'esattore del pubblico campatico e dell'officiatore e misuratore delle biade sul pubblico mercato.
Abbiamo infine veri e propri appalti di costruzione di opere pubbliche e di manutenzione di vari beni comunali.
Dettagli unità (5)
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