Estimi
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Di questa serie ci rimangono tre registri relativi rispettivamente agli estimi degli anni 1522, 1605, 1663 e un quinto relativo a 2 estratti d'estimo del 1428 compilato nel 1553 e nel 1560.
Molti altri registri si sono persi durante i secoli(1) e uno di essi doveva sicuramente contenere l'estimo del 1428, come testimoniano le norme statutarie dell'anno precedente, di cui esistono più copie posteriori.
In esse veniva infatti stabilito che entro 6 mesi dovesse essere effettuato un estimo, il primo sotto la dominazione veneta. Gli statuti, infatti, regolamentavano le modalità secondo le quali doveva avvenire l'estimazione e dettavano norme per la sua redazione sui registri della comunità. Venivano elette per l'occasione, in un primo tempo dai consoli e dopo il 1598 direttamente dal consiglio speciale(2), due bine di estimatori composte ognuna da quattro "laici" e un notaio "quibus deferri debeat sacramentum de faciendo eorum officio bene et legaliter ..."(3).
Esse erano tenute a percorrere il borgo di Romano e il suo territorio, Cortenuova, Covello, Fara Olivana e qualsiasi altra parte in cui ci fossero possessioni dei vicini, degli abitanti di Romano e dei forestieri, al fine di stimare tutte le possessioni e annotare su un "libello" il numero di pertiche di ciascun campo. Dovevano, cioè, rivolgersi ad ogni capofamiglia, il quale, sotto giuramento, era tenuto a dichiarare quali e quanti fossero i suoi possedimenti.
Le due bine dovevano esercitare il loro ufficio separate l'una dall'altra: non potevano, infatti, comunicare tra di loro fino a quando non fosse stata letta e pubblicata la stima del consiglio speciale. Dopo aver stimato tutte le possessioni le due bine avevano terminato il loro compito e si doveva passare all'approvazione della stima.
Venivano elette a questo compito altre due bine composte ognuna da quattro "laici" e due notai ("approbatores") che avevano la libertà di modificare ciò che era stato fatto dalle due bine precedenti. Gli "approbatores", con l'eventuale intervento dei consoli o del podestà, portavano all'uguaglianza le due stime formulate. Per ragioni contabili il valore deciso veniva ridotto al sedicesimo e infine, pubblicato e notificato per la ripartizione delle "tanse" e delle taglie che veniva fatta dal notaio cancelliere della comunità e riscossa dal tesoriere. La stessa operazione veniva effettuata per l'estimo dei beni mobili. Quando infine qualcuno non possedeva beni di nessun genere gli estimatori scrivevano "non ha estimo"(4).
I registri d'estimo rimasti documentano chiaramente la procedura fin qui descritta.
Il primo registro riporta due estratti dell'estimo del 1428, approntati nel 1553 e nel 1560, il primo da Giacomo Agazzi e il secondo da Marco Antonio de Capris. Le stime sono qui espresse in denari, medaglie e frazioni di medaglie.
Il secondo, del 1522 è stato scritto dal notaio cancelliere Giacomo Brunoni e riporta l'estimazione di tutto il territorio di Romano diviso in quadri: "quadro magnus de subto et de mane", "quadro de subto et de sero", "quadro de supra et a mane". Vengono elencate, all'interno di ogni quadro, tutte le persone che vi possiedono dei beni, tutte le loro proprietà e la cifra della stime espressa in lire, denari e soldi. A c. 187 viene annotata la rubrica alfabetica onomastica degli estimati, redatta in epoca successiva.
Il terzo registro contiene l'estimazione avvenuta nel 1605 "per parte del spectabile consiglio unito e congregato sotto il dì 17 del mese di febraro 1604". Contiene l'elenco delle persone che costituiscono le due bine di estimatori e i nomi dei due notai uno dei quali (Prospero dell'Aglio) scrive anche il registro stesso in assenza del notaio cancelliere del comune. L'estimazione avviene sempre secondo la divisione in quadri: "quadro grande", "quadro piccolo di sotto e da sera", "quadro picciolo", "quadro di sopra e da sera", "quadro di sopra e da domani".
L'ultimo registro a noi pervenuto è dell'estimo del 1663, deliberato dal consiglio speciale il 2 giugno 1659; esso contiene, come il precedente, l'elenco degli estimatori che in questo caso sono soltanto quattro ed è stato compilato da Federico Ceruti, notaio cancelliere del comune. L'estimazione avviene sempre secondo la divisione in quadri del territorio, e in questo registro, per la prima volta, si trova anche quella in borghi. A c. 2v troviamo la "Tariffa per formar il sussidio", cioè il corrispettivo dovuto dalla comunità nella ripartizione delle "tanse" e delle taglie; a c. 3r abbiamo la "Tariffa per l'estimo" ossia i coefficienti di valutazione per il sussidio o meglio i caratti. In entrambe le "tariffe" viene espresso il valore proporzionale alle lire. Infine il registro contiene la "Vochetta" dell'estimo, cioè la rubrica alfabetica onomastica degli estimati ed ha come allegato una rubrica dello stesso tipo, di formato più piccolo.
Dettagli unità (4)
Link: archiviedocumenti.it/archivi/?prg=55&str=15