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La difesa dei propri diritti e dei propri beni è uno degli aspetti caratterizzanti la vita di ogni comune; da un esame del materiale di questa serie si evince quali furono i motivi delle liti ("lite" è il termine che si trova usato nella documentazione e dal quale si è tratto il titolo della serie), spesso protrattesi con varie appellazioni per decenni, che videro il comune di Romano come parte in causa.
Oltre a vertenze con privati cittadini, rei nei confronti della comunità, si possono individuare quattro fondamentali ragioni di lite: la proprietà e il diritto all'uso delle acque del territorio comunale (in questo caso Romano si contrappose talvolta ai paesi confinanti, ma soprattutto al consorzio della Misericordia Maggiore di Bergamo); la definizione dei confini (in contrapposizione ancora al predetto consorzio e al vescovo di Bergamo come feudatario di Morengo); l'esenzione delle tasse sulle proprietà, di privati e della comunità, nel territorio di Covello di Sotto (che era nello stato milanese); l'unificazione del giuspatronato della nomina del parroco (tale causa ebbe inizio cogli eredi di Bartolomeo Colleoni, subito dopo la morte di questo, e si protrasse ben oltre la caduta della repubblica veneta).
La serie è costituita da trentaquattro unità composte per la maggior parte da fascicoli, da alcuni volumi a stampa e da un solo atto singolo che però, come indica il titolo sulla coperta, era parte sicuramente di un incartamemto più voluminoso.
Tranne due casi inerenti cause tra privati, comunque abitanti in Romano o possessori di beni siti nel territorio comunale, le unità trattano di vertenze che hanno come parte in causa il comune.
I fascicoli e i volumi contengono denunce, citazioni, comparizioni, dibattimenti, testimonianze, suppliche, appellazioni, sentenze, composizioni arbitrali.
Oltre a questi atti ci sono privilegi, deliberazioni del comune, ordini di varie magistrature, estratti dallo statuto, strumenti del comune, registrazioni di cause simili, memorie e argomentazioni, tutti inerenti alla causa in questione, o comunque ritenuti utili per la sua risoluzione.
La presentazione di questo secondo tipo di documentazione di supporto alle ragioni della lite era obbligatoria nell'iter giudiziario. Ma poiché¦ si trattava di atti (riportati quasi sempre in copie autentiche) prodotti spesso in momenti non contemporanei al corso della lite, nel redigere i regesti sono stati considerati come allegati, usando quindi un termine non del tutto appropriato giuridicamente.
Questa distinzione è stata compiuta per poter così datare il processo, ovviamente molto più limitato cronologicamente rispetto all'intera documentazione contenuta nell'unità archivistica.
La documentazione era raccolta in fascicoli (e talvolta stampata), poiché¦ doveva essere presentata in cause dibattute in appello a Brescia e successivamente a Venezia.
Data l'incompletezza e la parzialità dei documenti, non è sempre agevole individuare l'intero iter giudiziario, e quindi l'autorità giudicante, di una causa n¦ tanto meno la sua risoluzione.
Questi fascicoli possedevano una precisa collocazione nell'archivio del comune: erano posti in cassettini che presentavano una divisione per materia.
Dal confronto con la serie 19, "Inventari e repertori" sappiamo che questi cassettini erano 102 ma che non tutti comunque erano adibiti alla conservazione di documentazioni processuali. Con precisione possiamo indicare che le carte relative alle vertenze col consorzio della Misericordia Maggiore di Bergamo erano collocate nei cassettini n. 16 e 101; quelle col vescovo di Bergamo per il feudo di Morengo nel cassettino n. 17; quelle col comune di Martinengo nel cassettino n. 70.
Inoltre i fascicoli avevano una ulteriore classificazione (anche questa riscontrabile negli antichi inventari dell'archivio), segnalata tramite l'uso di lettere dell'alfabeto poste sulla coperta(1).
Nell'inventariazione di questa serie non si è ovviamente rispettato tale classificazione, ma si è provveduto ad un riordino cronologico dei fascicoli, indipendentemente dagli oggetti delle liti.