Privilegi ed ordini
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Romano di Lombardia apparteneva alla Quadra di Calcinate e sia nella relazione del Da Lezze, sia in quella del Formaleoni il suo territorio viene rappresentato inizialmente come uno strategico avamposto della città di Bergamo, valorizzato soprattutto per il suo fiorente mercato agricolo e per i suoi commerci che si intrecciavano con il bresciano, il cremonese e il milanese(1).
Il raggiungimento della completa autonomia politica, giurisdizionale e amministrativa del comune, sotto l'egida del governo veneziano, incise inevitabilmente sul prestigio e sul dominio esercitato dalla città di Bergamo; tuttavia quest'ultima non si volle rassegnare facilmente e contrastò con azioni di ingerenza su vari fronti l'acquisita indipendenza del borgo.
La storia dei "Privilegi" e degli "Ordini" di Romano è perciò riconducibile ad una lotta tesa a rivendicare i diritti delle concessioni ottenute per la giurisdizione autonoma interna, per la libera conduzione dei dazi ed il pacifico svolgimento dei mercati sulla pressante opera di ostacolo della vicina e più potente Bergamo.
Con l'atto di fondazione del 1171 Romano acquisì alcune franchigie e prerogative considerabili al pari di privilegi(2). Il primo autentico privilegio indirizzato alla comunità risale però al 1339 e fu concesso da Giovanni e Luchino Visconti per l'esenzione da taglie e varie imposte, in cambio del mantenimento del vicario e della guarnigione militare che i Visconti avevano insediato nella rocca(3). Successivamente, nel 1341, ancora i due Visconti riconfermarono al borgo le stesse concessioni con l'aggiunta della facoltà di giudicare autonomamente nelle cause civili(4); ulteriore conferma viscontea di questi privilegi venne sancita nel 1385 da Gian Galeazzo(5).
A seguito della pace di Ferrara e con l'aggressione alla Serenissima, il doge Francesco Foscari, il 26 giugno 1428, riconobbe alla comunità quei fondamentali diritti per la costituzione della podesteria di Romano(6): l'invio di un podestà nel borgo, la conferma dei privilegi e degli statuti precedenti, la separazione dalla città di Bergamo, l'amministrazione della giurisdizione sia nel civile sia nel criminale(7), il mero e misto impero(8), il permesso di acquistare sale liberamente, l'autorizzazione a tenere il mercato tre volte la settimana, agevolazioni fiscali per poter riparare gli argini del fiume Serio, la riconferma della consuetudine di estimare col comune quei beni siti nei territori circostanti e appartenenti ad abitanti di Romano e la facoltà di incantare diversi dazi autonomamente(9).
Dopo la parentesi feudale di Bartolomeo Colleoni(10), il 19 dicembre 1475, il doge Pietro Mocenigo riconfermò "in toto" le concessioni assegnate al borgo nel 1428, ripristinando inoltre quei capitoli statutari abrogati dal capitano di Bergamo durante la sua signoria(11).
Due anni più tardi, nel 1477, il doge Andrea Vendramin dispose che i rettori di Brescia fossero i giudici di appellazione delle sentenze civili e criminali del podestà di Romano, e che agissero inoltre come regolatori di quel foro e del totale governo della comunità e dei luoghi pii(12).
La riconferma di tutti i privilegi del comune, sancita dal doge Leonardo Loredan con la lettera del 19 dicembre 1518, sarà accompagnata da un'ulteriore concessione: l'esenzione da tasse e dazi governativi per l'acquisto e la vendita delle biade sul mercato locale(13). La comunità ottenne così di poter acquistare grandi quantità di biade senza versare tasse doganali e dazi alla camera ducale; le merci che affluivano in gran parte dal cremonese erano poi rivendute sul mercato di Bergamo con notevoli vantaggi per i mercanti. A quest'ennesima concessione Bergamo si oppose con ostinazione, inviando periodicamente i suoi "pizzamantelli" ad arrestare i mercanti ed a porre ostacoli alle attività commerciali(14).
Le rimostranze della collettività di Romano diedero vita a tutta una serie di intimazioni imposte dal governo di Venezia all'amministrazione di Bergamo, tutelanti l'osservanza e il rispetto della libertà del borgo. Ecco quindi che la necessità di veder riaffermare con una certa frequenza i propri privilegi (le cui emanazioni segnano la cronistoria della crescita e dell'affermarsi del comune) fu indubbiamente una delle cause che determinò la raccolta e la conservazione di una così preziosa e consistente serie documentaria(15).
Tali documenti, tutti in pergamena e nella forma di missive ducali, prima collocati in cassettini (come dimostrano le segnature poste sul verso della maggior parte di essi)(16), furono raccolti ed ordinati cronologicamente in una coperta di cartone con apposta sul dorso la scritta "Privilegi e Ducali", probabilmente a partire dalla fine del Seicento; il contenuto è relativo a tutto il periodo della dominazione veneziana dal 1428 al 1796 (i due diplomi viscontei del 1341 e del 1385 si trovano attualmente incorniciati ed appesi nella sala giunta del Municipio).
Vanno segnalate infine due pergamene che pur inserite in altra serie (non rappresentando nell'essenza la natura di privilegio) testimoniano momenti fondamentali della storia amministrativa del borgo: la prima, (13 ottobre 1321), riporta i capitoli stabiliti nella pace tra Bergamo e Romano(17), e la seconda, (19 luglio 1781), una lettera ducale che assegna ai rettori di Brescia l'incarico di riordinare e tradurre le norme statutarie di Romano(18).
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